La prostata è una ghiandola maschile che si trova al di sotto della vescica e davanti al retto;
circonda l'uretra, il condotto che permette all'urina e al liquido seminale di fuoriuscire dal
pene. La prostata produce parte del fluido che trasporta gli spermatozoi durante
l'eiaculazione. Le dimensioni e la forma della ghiandola sono estremamente variabili:
nell'uomo adulto ha la grandezza di una castagna (20g).
Dai 40-45 anni di età in poi, per azione dell'ormone Diidrotestosterone, la prostata tende ad
aumentare progressivamente di volume per l'incremento nel numero delle cellule prostatiche:
questo fenomeno è definito iperplasia prostatica benigna o IPB. L'IPB non è un tumore
maligno e non conduce al tumore della prostata. Poiché interessa la parte centrale della
ghiandola e comprime l'uretra, può interferire con la normale funzione urinaria; il paziente
potrà, quindi, avvertire dei disturbi quali: getto urinario debole, sensazione di incompleto
svuotamento vescicale post-minzione, aumento della frequenza minzionale e levate notturne.
In condizioni normali le cellule si riproducono, uguali a loro stesse, per sostituire le cellule
danneggiate o malfunzionanti. La neoplasia è caratterizzata, invece, dalla crescita
incontrollata di cellule anomale. Alcuni tumori sono benigni (non cancerosi), mentre altri
(maligni) possono invadere e distruggere un organo, estendendosi nel tempo agli organi
adiacenti o addirittura disseminandosi in altre zone del corpo (metastasi). Il tumore prostatico
maligno più frequente è l'adenocarcinoma della prostata.
Il rischio di sviluppare l'adenocarcinoma prostatico, basso nei pazienti con meno di 40
anni, aumenta progressivamente con l'età. Un uomo nel corso della vita presenta un
rischio di sviluppare un carcinoma prostatico clinicamente evidente pari a circa il 15%. La
causa precisa di questa patologia non è nota.
Negli stadi iniziali il tumore prostatico è confinato alla ghiandola: essendo, generalmente,
caratterizzato da crescita molto lenta, può restare asintomatico e non diagnosticato per
anni; in taluni casi, addirittura, non è in grado di alterare, anche se non curato, la qualità e la
spettanza di vita del paziente. Alcuni tumori prostatici possono essere invece molto
aggressivi e diffondersi velocemente ad altre parti del corpo (soprattutto a livello linfonodale
ed osseo): in questi casi una diagnosi precoce ed un trattamento adeguato possono risultare di
vitale importanza. Purtroppo allo stato attuale delle conoscenze scientifiche non è possibile
sapere con certezza se una neoplasia prostatica si comporterà in modo aggressivo oppure no.
Una diagnosi precoce ed una adeguata terapia consentono la guarigione nella maggior parte
dei pazienti affetti da tumore prostatico; sfortunatamente la maggior parte di questi pazienti
non ha alcun sintomo.
L'esplorazione rettale, che per anni ha rappresentato la sola tecnica diagnostica, permette il
riconoscimento di alterazioni nella consistenza del tessuto prostatico e quindi la diagnosi di
tumori in stadio avanzato, ma non consente l'individuazione della maggior parte dei
tumori allo stadio iniziale.
Il PSA (antigene prostatico specifico) è una glicoproteina prodotta normalmente dalle
cellule della ghiandola prostatica, la cui concentrazione nel sangue aumenta sensibilmente
qualora le strutture ghiandolari vengano danneggiate (tumore prostatico, infezioni,
iperplasia prostatica benigna). Attualmente, il dosaggio del PSA nel sangue può
consentire una diagnosi precoce di tumore prostatico: approssimativamente il 70-80% dei
tumori prostatici viene diagnosticato quando la malattia è ancora organo confinata. Le terapie più efficaci sono in grado di guarire circa l'80% dei pazienti affetti da carcinoma localizzato.
Lo screening consigliato prevede il dosaggio del PSA ed una visita specialistica
urologica annualmente a partire dai 50 anni di età; soggetti con un'anamnesi familiare
per carcinoma prostatico dovrebbero entrare nel programma di screening dai 40 anni
di età.
Tradizionalmente il valore di 4,0 ng/ml di PSA è ritenuto il valore massimo normale.
Rischio di tumore prostatico in relazione al livello di PSAIl solo valore del PSA non è diagnostico; ulteriori indagini, quali l' ecografia prostatica
PSA <= 4,0 ng/ml 5%
PSA compreso tra 4,1 ng/ml 9,9 ng/ml 25%
longitudinale PSA >= 10 ng/ml 55%
transrettale e le biopsie prostatiche ecoguidate, sono indispensabili per una diagnosi
sicura di carcinoma prostatico.
L'ecografia prostatica viene eseguita mediante l'introduzione di una sonda ecografica nel
retto del paziente. Questa metodica consente di valutare la morfologia, le dimensioni e la
struttura della ghiandola mentre è scarsamente sensibile nello screening tumorale. L'ecografia
consente in particolare di guidare con precisione all' interno della ghiandola un sottilissimo
ago per eseguire biopsie multiple (prelievo di piccoli pezzettini di tessuto utilizzati per
esame istologico).
Lo Specialista sommando le informazioni che gli derivano dal PSA e dal referto istologico
delle biopsie prostatiche, nonché dalla esplorazione rettale e dalla ecografia transrettale,
dovrà individuare quei pazienti affetti da neoplasia clinicamente localizzata candidabili
ad una terapia curativa.

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